"Il successo? Credere nella propria identità facendo network con i grandi"
Intervista a Paolo Taticchi, direttore del Weekend MBA e del Global Online MBA (Master in Business Administration) dell’Imperial College Business School di Londra
“Siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane”. Ancor più che alla filosofia, cui si riferiva il pensatore medievale francese Bernardo di Chartres, questo aforisma si adatta molto bene al campo della ricerca scientifica. Ecco perché anche il NOI Techpark di Bolzano ha sin dall’inizio deciso di fare rete, affiliandosi all’IASP – International Association of Science Parks and Areas of Innovation che raccoglie a livello mondiale 400 membri in 77 Paesi e 142.000 imprese innovative. Scambiarsi best practice, sviluppare nuove idee, contaminarsi, essere visti e giudicati da uno sguardo esterno può aiutare lo sviluppo di un parco appena nato – ma frutto di un lungo percorso condiviso durato anni – come il NOI Techpark, individuandone eccellenze da esportare e potenzialità da sviluppare. Ne sa qualcosa il professor Paolo Taticchi, uno dei 40 migliori docenti di business under 40 a livello mondiale secondo la rivista di settore americana Poets & Quants, insignito ad agosto dell’onorificenza di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Secondo il docente, a Bolzano ciò che funziona molto bene è la formazione d’eccellenza legata alle attività del Techpark. Dalla laurea in Ingegneria del legno al master di secondo livello in BEE (Building, Energy and Environment) in collaborazione con Agenzia CasaClima, molti dei percorsi formativi esistenti sono legati alle specializzazioni del territorio declinate in laboratori e tech companies del NOI Techpark. “In un contesto di Impresa 4.0 occorre personale sempre più specializzato. Creare percorsi per far fronte a questa esigenza facilita lo sviluppo delle imprese e rafforza il legame con il territorio” chiarisce Taticchi.Il docente italiano viene da una realtà molto diversa da quella altoatesina, vale a dire l’Imperial College Business School di Londra. Il fatto che essa sia un leader a livello internazionale nelle materie scientifiche – con 14 docenti premi Nobel nella sua storia accademica, due team specializzati rispettivamente nel trasferimento tecnologico e nella gestione di un fondo di venture capital con oltre 370 milioni di sterline investiti in startups – non scoraggia il docente da un’analisi su come il NOI potrebbe ulteriormente affermarsi a livello internazionale, assumendo sempre maggiore consapevolezza delle proprie eccellenze e degli strumenti utilizzati da realtà analoghe per affermarsi. Un po’ come un nano che salga sulle spalle di un gigante, assumendone per un attimo prospettiva e visione. Una potenzialità molto forte per il parco bolzanino Taticchi la vede nella naturale vocazione all’internazionalizzazione di una terra di confine qual è l’Alto Adige. Lo strumento chiave di questa tendenza è secondo Taticchi l’incubatore d’impresa, cuore pulsante di ogni parco tecnologico e suo ambasciatore nel mondo dell’economia e della ricerca. Proprio nel 2018 l’incubatore d’impresa di IDM compie vent’anni: da questa esperienza vengono conoscenze preziose per immaginare e concretizzare lo sviluppo futuro del parco. “Come già fatto negli anni passati, anche in futuro l’incubatore d’impresa esistente deve aiutare il parco a diventare internazionale, costruendo ponti verso le realtà più avanzate sul fronte degli investimenti cioè Londra e Berlino, le capitali europee con la maggiore presenza venture capital nonché di exit e acquisizioni di startup. Queste città, insieme a Parigi, Stoccolma, Amsterdam, Dublino e Monaco di Baviera, considerate le più dinamiche a livello europeo sotto questo aspetto, potrebbero addirittura diventare la base operativa di emissari dell’incubatore bolzanino all’interno dei cosiddetti “incubatori di incubatori”, ovvero realtà in cui i progetti imprenditoriali ad alto potenziale vengono portati all’attenzione di investitori e corporations internazionali. Creare questo link con gli investitori è molto utile per lo sviluppo futuro di un parco tecnologico: in questo senso il plurilinguismo altoatesino può rappresentare un significativo vantaggio competitivo” sottolinea il docente.
"Come già fatto negli anni passati, anche in futuro l’incubatore d’impresa esistente deve aiutare il parco a diventare internazionale, costruendo ponti verso le realtà più avanzate"
Ma come funziona l’Imperial, che vanta case history di successo come il caso della vendita a Pfizer di una startup per 100 milioni di dollari? “La nostra realtà londinese può contare su un team composto da ricercatori e imprenditori, autore di un Piano strategico di sviluppo con obiettivi concreti e misurabili” spiega Taticchi. Per guidare un parco tecnologico è spesso utile avere “una leadership di estrazione scientifica e imprenditoriale, capace di sfruttare al meglio le strutture presenti nel parco stesso. Intendo un “board pensante” che studi a tempo pieno come creare opportunità di sviluppo partendo da una attività di market intelligence, ossia di raccolta delle informazioni rilevanti per il mercato delle singole aziende/centri di ricerca o dell’intero parco, per poter orientare i nuovi insediamenti di imprese sulla base delle competenze che si desidera calamitare” spiega Taticchi. Il board scientifico dirigenziale – del quale anche il NOI si appresta a dotarsi da gennaio 2019 – potrebbe così fungere anche da ambasciatore unico presso investitori e venture capital internazionali di imprese e startup, senza che queste debbano disperdere energie preziose muovendosi autonomamente a caccia di finanziamenti. “Oltre alla parte di analisi e di strategia gestionale, fra i compiti del board c’è anche quello di generare un Piano strategico di sviluppo con obiettivi concreti e parametri misurabili a tre, cinque e dieci anni” aggiunge Taticchi, propugnatore dell’importanza di “misurare l’efficacia della governance”. Concretamente: “Se nell’arco di tre anni le realtà imprenditoriali di un parco tecnologico non raggiungono un fatturato di almeno 300.000 euro o non attraggono fondi per più di questa cifra, allora saranno destinate a rimanere dei microbi, con un impatto minimo sul territorio e sulla sua economia” chiarisce Taticchi.
Una cosa differenzia però il NOI Techpark di Bolzano dagli altri parchi tecnologici in Europa e nel mondo: una precisa volontà politica alla base. “La Silicon Valley si è sviluppata intorno all’università di Stanford con un processo partito dal basso, dalle esigenze di imprese e ricercatori. Qui al NOI assistiamo invece a una dinamica opposta, senza una spontaneità alla base del fenomeno bensì con un processo top-down che ha portato a mettere insieme realtà anche molto diverse fra loro. L’aspetto collettivo di brand e di identità del NOI si sta costruendo ora: in questo senso l’elemento umano di leadership e di governance ha un ruolo decisivo” analizza Taticchi. Da questo punto di vista il NOI Techpark di Brunico (vedi articolo a parte) invece incarna un modello diametralmente opposto: nato per mettere a fattore comune competenze e progetti d’avanguardia nei settori di robotica e meccatronica, intelligenza artificiale e ingegneria meccanica, ha preso le mosse dalle esigenze concrete delle numerose aziende dell’automotive che rappresentano uno dei cuori produttivi dell’industria provinciale.
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