Stalle intelligenti e trattori più sicuri. L'agricoltura è 4.0
Droni, sensori, sistemi automatici di controllo e management delle coltivazioni: l'agricoltura sta vivendo un momento di grande trasformazione.
Stalle hi-tech capaci di misurare in tempo reale il latte prodotto dalla mungitura, di controllare la ruminazione e il movimento dei singoli capi per identificare quelli malati. Centrali a biogas per recuperare energia dall’immensa mole di deiezioni prodotta dagli animali e trasformarla in una sostanza meno inquinante. Trattori ibridi, in grado di lavorare su pendenze fino al 70%. Sistemi di irrigazione attivabili da remoto sulla base dei dati rilevati da sensori “volanti” sul fabbisogno di acqua e di fertilizzante delle diverse specie. Non sono trascorsi che diecimila anni, da quando i nostri progenitori iniziarono a piantare le prime sementi. Eppure grazie a droni, sensori e sistemi automatici di monitoraggio e gestione delle coltivazioni, la tecnica agricola ha affrontato una trasformazione dagli effetti più che rivoluzionari. Specialmente per un territorio montuoso come quello altoatesino, che per l’86% si trova al di sopra dei mille metri di altitudine, sviluppare nuove tecnologie in questo settore rappresenta una sfida di primaria importanza. Non da ultimo perché gli occupati superano le 20.000 persone, pari al 7,8% sul totale provinciale, che generano un valore aggiunto di 895 milioni di euro (4,5% dell’intera economia provinciale). “Gli agricoltori altoatesini sono mentalmente più aperti che nel resto d’Italia. Organizzano viaggi all’estero per studiare le best practices di altri Paesi, collaborano con enti di ricerca e istituzioni allo sviluppo di tecnologie innovative, ma soprattutto pensano alla sostenibilità per chi verrà dopo di loro” spiega il professor Fabrizio Mazzetto, docente di Meccanica e Meccanizzazione Agraria a Unibz. L’idea che guida lo sviluppo di queste imprese è quella di “creare per l’agricoltura di montagna una filiera analoga a quella del settore lattiero-caseario. Che significa: come i masi producono i formaggi a partire dal foraggio dei bovini, così anche la farina per cuocere il pane potrebbe essere prodotta direttamente dal maso”. La sfida riguarda soprattutto la coltivazione di specie cerealicole su terreni di montagna con pendenze fra il 50 e il 70%, dove il trattore tradizionale non può viaggiare. Il progetto “BrotWeg – La via del pane in ambienti alpini”, finanziato con fondi europei nell’ambito del programma operativo FESR 2014-20, punta proprio a risolvere i problemi di meccanizzazione che bloccano coltivazione di cereali in alta montagna. La richiesta è venuta proprio da Sepp Gamper, titolare della Taseralm di Scena, che cercava di immaginare l’attività della malga fra dieci o vent’anni. Insieme all’azienda Geier di Marlengo e alla Neuero Italiana Farm System di Merano, che producono macchinari agricoli, Unibz e Fraunhofer puntano a sviluppare apparecchiature che rendano possibile la coltivazione dei cereali in ambiente alpino.
"Gli agricoltori altoatesini sono mentalmente più aperti che nel resto d’Italia. Organizzano viaggi all’estero per studiare le best practices di altri Paesi, collaborano con enti di ricerca e istituzioni allo sviluppo di tecnologie innovative, ma soprattutto pensano alla sostenibilità per chi verrà dopo di loro" Fabrizio Mazzetto
“Il compito dell’agrimeccatronica, ossia l’applicazione delle tecnologie meccaniche e informatiche ai biosistemi quali coltivazioni, allevamenti e foreste, è quello di integrare automazione, iperconnettività, i big data (rilevati grazie a questa iperconnettività) e l’interpretazione di questi stessi dati” spiega Mazzetto. Proprio per tracciare nuove strade nel settore, tra il 2011 e il 2014 la Provincia ha finanziato il progetto MonaLisa, condotto da Unibz in collaborazione con Laimburg, Eurac Research, IDM e l’Università di Innsbruck e con quattro aziende private – CISMA, Mountain-Eering, Mavtech e Territorium Online – con sede al NOI Techpark di Bolzano. Fra i risultati del progetto c’è stata la realizzazione di un laboratorio mobile che indaga in modo automatizzato le caratteristiche di coltivazioni e frutteti. Ma il vero tesoro lasciato in eredità da MonaLisa è un enorme archivio dati per il monitoraggio ambientale provenienti dai satelliti (innevamento, vegetazione, umidità del terreno), dai droni (altezza degli alberi, stato della vegetazione su piccole aree agricole e forestali) e dai sensori installati in 27 stazioni e sui macchinari agricoli. “In questo modo si può mettere in diretta correlazione la qualità delle mele con le condizioni ambientali nelle quali sono state prodotte” precisa Mazzetto, coordinatore dell’unità Unibz all’interno del progetto coordinato da Eurac cui ha preso parte anche il consorzio venostano VOG. Alcune aziende però hanno esigenze così specifiche da essersi rivolte direttamente a IDM, che con il suo ecosystem Wood & Agricultural Technology si occupa proprio di accompagnare le aziende nei processi di innovazione. E’ così che hanno visto la luce i carrelli elettrici – non inquinanti e a bassissimo impatto acustico – a quattro ruote motrici Frucotec, utilizzati per la raccolta di mele e frutta in genere. L’idea è venuta a Michael Lanpacher di Naturno, al quale è venuta l’ispirazione grazie alle donne della sua famiglia. “Il lavoro di raccolta è spesso duro, ma volevano comunque collaborare. Così ho provato a immaginare un apparecchio che potesse rendere loro meno pesante la raccolta. Una volta messa nero su bianco l’idea, l’ho progettato e sviluppato finché nel 2013 Frucotec è entrato in produzione” racconta Lanpacher. Da allora Frucotec ha venduto una media di 80 pezzi l’anno, soprattutto in Svizzera, Germania e Italia. Un’idea semplice ma di grande effetto è stata anche quella che ha portato al lancio sul mercato del macchinario Haischnittlar prodotto da Josef Schwitzer di Sarentino.
Si tratta di un apparecchio capace di ripulire il fieno e ogni tipo di alimento per animali dalle impurità, riducendo la polvere e soprattutto rendendo più puro il foraggio ingerito dagli animali. “Se le mucche mangiano meglio, non ingurgitano sporcizia o materiale di scarto, producono più latte e si ammalano meno. Questo si traduce non solo in un aumento della redditività dell’azienda grazie al maggior quantitativo di latte prodotto, ma anche in un grande risparmio sulle spese veterinarie” spiegano Paolo Bertoni e Michael Stauder dell’ecosystem di Idm. Il minor quantitativo di polvere sollevata nello spostamento del fieno rende inoltre la stalla un ambiente più salubre anche per il contadino che ci lavora. Alla tutela dei contadini punta anche il progetto finanziato con fondi FESR che proprio Unibz ha lanciato per sviluppare nuovi trattori più sicuri per lavorare su pendio. L’area di oltre 200 metri quadrati in via di realizzazione all’interno del NOI Techpark sarà a disposizione dei costruttori di macchine agricole, che potranno usare l’installazione per ottimizzare i propri progetti e sviluppare nuovi dispositivi di sicurezza, ma anche degli agricoltori, dei contoterzisti e di tutti coloro che vorranno avere una conoscenza più approfondita delle macchine in loro possesso senza esporsi a inutili pericoli: sull’installazione si possono svolgere test non distruttivi, permettendo al personale che lo gestisce di compilare dettagliati report di sicurezza. In una provincia che conta ogni anno circa 2.000 infortuni sul lavoro nel settore agricolo (fonte: Inail) e dove una delle principali cause di morte per i conducenti di macchine agricole è rappresentata dai ribaltamenti sui pendii, il progetto assume un’importanza strategica: “Nel medio-lungo periodo, l’idea è quella di permettere ai costruttori di sviluppare macchine più sicure, ma anche di diffondere negli utenti una cultura della sicurezza, quindi in definitiva di salvare più vite umane” spiega Marco Bietresato, ricercatore in Meccanica agraria a Unibz, coinvolto, insieme al prof. Mazzetto, nello sviluppo del progetto e in altri ambiti di ricerca che prevedono, ad esempio, lo sviluppo e l’utilizzo di combustibili più puliti per i mezzi agricoli. Insieme all’installazione per sviluppare mezzi più sicuri, al NOI è presente anche il laboratorio FIRST – Field Robotics South Tirol Lab, costituito da infrastrutture di ricerca per applicazioni di robotica e meccatronica per l’ambiente alpino a partire dall’ambito di specializzazione delle tecnologie alpine e dell’automotive, sconfinando naturalmente nelle aree strategiche “energia e ambiente” e “tecnologie alimentari”, già punte di eccellenza dell’industria made in Alto Adige.
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