Il monitoraggio delle università
Dopo la tempesta Vaia è stato avviato un monitoraggio accurato con la collaborazione delle Università di Bolzano e di Padova per capire l’evoluzione degli attacchi dei parassiti.
Sono quattro le zone maggiormente colpite dalla tempesta Vaia in Alto Adige: Corno Bianco, Corno Nero, Latemar e Catinaccio, dove si registra la gran parte della massa schiantata. Poi arrivano Val d’Ultimo e Val Senales; Valle Aurina e Val Badia; Alta Val Pusteria. Gli abbattimenti sono stati registrati in 86 comuni su 116 della provincia. L’Università di Bolzano ha impiegato il sistema satellitare “Sentinel” per rilevare nel dettaglio le zone interessate e lo ha messo a disposizione delle altre regioni che non hanno sufficiente personale a terra. Il vento che ha colpito il territorio provinciale aveva un orientamento da Sud – Sud Est, con una velocità superiore ai 130 km/h. I danni sono stati realizzati nell’arco di poche ore a partire dalle 20.30 di sera tra il 29 ed il 30 di ottobre 2018.
A seguito dell’evento è stato avviato un monitoraggio accurato con la collaborazione delle Università di Bolzano e di Padova in merito all’evoluzione dei parassiti e si attende l’evoluzione di 2 – 3 generazioni per capire come si orienterà il loro sviluppo. Gli attacchi più probabili possono venire da Ips typographus, Pityogenes chalcographus e Hylobius abietis. Il monitoraggio si basa sulla collocazione nelle aree interessate di decine di trappole a base di ferormoni grazie alle quali sarà possibile definire con precisione, nel breve e medio periodo, lo sviluppo della popolazione dei parassiti. In sostanza, se non si porta via rapidamente dal bosco il legname schiantato la seconda generazione di questi parassiti può attaccare anche gli alberi ancora in piedi e causare ulteriori gravi danni al patrimonio forestale. L’obiettivo della Ripartizione foreste è quindi quello di ricostituire, nel rispetto della legge provinciale, la copertura boschiva precedente all’evento catastrofico. In pratica il fatto che il bosco sia stato abbattuto dalla tempesta non consente, ad esempio, l’automatico allargamento delle aree destinate a pascolo o la creazione di aree ricreative o sportive.
Un attento monitoraggio riguarda anche la ricrescita del bosco. Se si rileva che la rinnovazione naturale stenta troppo per garantire la funzione regimante ed anti-erosiva si interviene con specie locali, adatte alle condizioni ambientali locali. Si lascia quindi molto spazio alla natura e si interviene solo laddove è necessario il rapido ripristino della funzione protettiva del bosco. In quest’ambito si dovrà anche avere un’oculata gestione del prelievo venatorio, soprattutto caprioli e cervi, che si cibano delle piantine giovani più tenere. Per difendere le nuove piantine dovranno essere ad esempio recintate intere aree. Si tratta di un processo che coinvolge tutti gli interessati presenti sul territorio. La Ripartizione foreste ha svolto e continua a svolgere un ruolo di conciliazione tra gli interessi di tutti, dai proprietari dei boschi ai cacciatori, dagli operatori forestali alla popolazione residente.
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