#4 Sostenibilità
Dalle elementari alle superiori sono migliaia gli studenti che partecipano a progetti di educazione ambientale. Ne abbiamo incontrati una ventina per capire cosa pensano le ragazze della loro coetanea Greta Thurnberg e cosa resta ai bambini dopo un percorso dedicato alla sostenibilità.

„Prima del soggiorno ambientale non ero mai andata in montagna ed ero un po’ in crisi per il fatto di andarci, non avevo mai fatto camminate, e non avevo un rapporto con la natura. Quei giorni trascorsi a Monte San Vigilio mi hanno dato l’occasione per apprezzare la montagna e la natura e mi sono resa conto di quanto ne avevo sottovalutato l’importanza, di quanto sia rilassante e lasci sensazioni positive”. A parlare, in presenza del docente Paolo Bernard, è una delle nove studentesse dell’istituto de’ Medici di via San Quirino a Bolzano incontrate con l’obiettivo di capire in cosa consistono e come sono recepiti i progetti di educazione ambientale.  La seconda meta di questo breve viaggio è stata una scuola elementare italiana della periferia “estrema”, quella di San Lugano, a pochi metri dal confine con il Trentino “fiammazzo”. Una dozzina di scolari in tutto (tra la prima e la quinta), ma tutti ormai se non “ambientalisti” in erba, quanto meno attenti smistatori di rifiuti. Grazie al lavoro delle due maestre, Marzia Ravazzolo e Alessia Vanzetta, i bimbi di otto-nove anni fanno notare ai fratellini se gettano la bottiglietta di plastica nel contenitore sbagliato e alla mamma se dimentica la borsa di stoffa per la spesa. Ma soprattutto, vinta l’iniziale timidezza, più di un bimbo ha dato l’idea di aver recepito qual è il “punto” – più ancora di sapere che fine (non) fanno le microplastiche, o quanta Co2 produce un volo fino a New York – e cioè che le azioni “sostenibili” di ciascuno di loro sono dei piccoli, fondamentali tasselli di una più ampia responsabilità collettiva nei confronti del futuro del pianeta. Vedendo la mole di progetti avviati nelle scuole dall’Agenzia per l’ambiente o in autonomia dagli stessi istituti (coinvolti più di 20 mila studenti delle scuole italiane e tedesche, con un boom di richieste: +30% solo quest’anno), si capisce perché anche a Bolzano le piazze dei Fridays for future siano piene.  Perché se anche, come dicono le ragazze del de’ Medici, la metà dei ragazzi scioperasse effettivamente per saltare scuola, un’altra metà di “ragazzi consapevoli” sarebbe comunque una cifra impressionante e impensabile fino a qualche anno fa. Breve nota: come in tutti gli altri articoli di LP frutto di incontri con il mondo della scuola, agli studenti è stato garantito l’anonimato per lasciare loro la massima libertà di espressione e avere la maggiore autenticità possibile.

Schülerinnen des italienischen Bozner Oberschulzentrums „De Medici" haben am Vigiljoch oberhalb von Lana Natur er-lebt.

La questione del soggiorno di una settimana a Monte San Vigilio, sopra Lana, è stata in realtà un semplice pretesto per incontrare un gruppo di “studenti delle superiori” e parlare di ambiente. Va detto subito che la ragazza citata in apertura non rappresenta comunque un caso isolato.  Se si dà per scontato che, data la collocazione geografica tra le montagne, i giovani cresciuti a Bolzano abbiano un rapporto con la natura diverso dai coetanei “cittadini” di altre zone, ci si sbaglia di grosso. Che un’attività didattica del genere abbia un senso lo dimostra il fatto che tutte le ragazze presenti all’incontro (sette dell’indirizzo sociale, tre del turistico) abbiano giudicato l’esperienza molto formativa ed alcune di loro, inoltre, come detto, hanno pure preso coscienza che “là fuori” – a due passi dalle città – c’è tutto un mondo da conoscere e da preservare.  “Non sono per niente sportiva – ha aggiunto un’altra ragazza – e mi hanno praticamente dovuto costringere ad andarci, ma è stato veramente bello camminare, stare in una casa in legno, vedere i turisti che arrivavano apposta per stare in montagna”.

Partito dall’esperienza di gruppo, il dialogo è quindi inevitabilmente virato sull’attualità. Il 2019 è stato l’anno che ha visto esplodere il fenomeno FFF, il movimento guidato dalla sedicenne Greta Thunberg che punta a sensibilizzare i governi sulla necessità di prendere misure urgenti per rallentare i cambiamenti climatici.  Tra le ragazze c’è, come normale, chi ha detto di ritenere la coetanea svedese sopravvalutata, ma in molte sono state pronte ad ammettere che le istanze che porta avanti sono di fondamentale importanza. Poche di loro aderiscono convintamente al “movimento”, non per il messaggio “quanto perché – dicono – molti studenti che partecipano sono in piazza solo per saltare scuola”. Per questo la rappresentante della Consulta studentesca neanche troppo provocatoriamente propone di “fare la prossima manifestazione in orario non scolastico”. “Se viene portato avanti in questo modo – è la preoccupazione – il movimento rischia di fallire. Gli adulti non fanno altro che notare le cose che non vanno. Dopo le manifestazioni si parla solo dei ragazzi che non sanno nulla di ambiente, che lasciano i cartelli, le lattine e i mozziconi  per terra”. “Quello di cui avremmo bisogno –aggiunge la ragazza della consulta – è di maggiori informazioni e di maggiore formazione. Ci sono ragazzi che non manifestano perché in disaccordo, e ci sta, e altri che manifestano senza neppure sapere di cosa si sta parlando. Quindi noi come consulta stiamo cercando di far capire che a scuola abbiamo bisogno di fare un percorso in cui i questi temi vengano trattati in modo approfondito”.

Il mondo degli adulti dà messaggi contrastanti. “In molti – dice una studentessa – dicono di non credere alle previsioni sul clima, né si sentono in alcun modo corresponsabili per la situazione attuale”. “I miei genitori – replica invece una ragazza che studia in via San Quirino ma vive in montagna – appartengono a una cultura di un altro Paese in cui c’è una minore attenzione per l’ambiente e sono arrivati a Bolzano in età adulta. Sapendo che io tengo a queste cose, però, da qualche anno, per fare un esempio, non comprano più bottiglie di plastica. Per loro iniziare a fare la raccolta differenziata è stata una cosa difficile ma ora si sono abituati ed è un’attività che li sta influenzando positivamente”.  “Per me – le fa eco la ragazza “poco sportiva” – oltre ad educare noi ragazzi si dovrebbe pensare a rieducare anche gli adulti”. “Forse è anche per questo – aggiunge una compagna – che Greta viene presa in giro dai grandi. E’ una ragazza di 16 anni che fa sentire gli adulti in colpa e sotto pressione”. Le future segretarie di azienda e operatrici sociali ammettono che per loro non è sempre facile rinunciare alle comodità, ai prodotti delle multinazionali, o scegliere indumenti “etici” a scapito della moda. Ammettono anche di non essere cresciute con la consapevolezza che ogni azione ecosostenibile possa dare un contributo al miglioramento della situazione, ma notano con piacere – e con un certo sollievo – che un colosso come il Mc Donald abbia bandito vassoi e cannucce in plastica.  Sarebbe tutto più semplice, però, dicono, se “tutte le cose usa e getta dannose per l’ambiente venissero semplicemente dichiarate illegali, altrimenti la maggior parte delle persone continuerà a comportarsi esattamente come ha sempre fatto”.

Umweltbewusstsein stand am Lehrplan der Grundschüler aus San Lugano.

Non possiamo sapere se fra dieci anni i bimbi di San Lugano avranno conservato l’approccio “ognuno deve fare del proprio meglio”, ma il livello di coscienza e di conoscenza mostrato attualmente è stato impressionate. Marzia e Alessia raccontano come è cominciato tutto.  “Un paio di anni fa ci siamo accorte che i bambini e le bambine della scuola non conoscevano il regolamento della raccolta differenziata vigente nel Comune, e peraltro anche noi insegnanti che veniamo dalla val di Fiemme eravamo abituate a regole diverse; molti dei bambini non riconoscevano nemmeno i materiali dei diversi rifiuti. Abbiamo quindi pensato di avviare un progetto per educare ad una corretta separazione e, più in generale, sensibilizzare i bambini sull’impatto ambientale che hanno i nostri comportamenti e l’importanza delle scelte fatte nel nostro piccolo.  Nella scuola avevamo già diversi contenitori per la raccolta differenziata, ma non venivano usati correttamente neppure da noi. Per prima cosa abbiamo chiesto al Comune di acquistare ulteriori raccoglitori per ogni piano. È stato richiesto anche l’acquisto di un contenitore per aula per il tetrapack, dato che gli scolari consumano quotidianamente succhi di frutta contenuti in questo materiale”.

I risultati non sono stati immediati. “Abbiamo speso molte energie – raccontano, con un sorriso accentuato per dare l’idea della fatica  – per trasmettere i concetti ai bambini in modo che potessero anche riportarli alle loro famiglie e contribuire a una corretta separazione dei rifiuti anche a casa”. Ma la “differenziata” è stato solo un aspetto di quelli trattati.  “Abbiamo parlato di tutti i comportamenti che possono contribuire a ridurre l’impatto sull’ambiente, dal consumo dell’acqua allo spostarsi a piedi, al non eccedere con il riscaldamento … . Abbiamo spiegato loro che cosa sono l’effetto serra e le piogge acide e abbiamo mostrato i video sui danni della plastica nel mare. Ne sono rimasti molti impressionati”. Ma oltre ad impartire nozioni teoriche, le maestre hanno capito che era comunque indispensabile partire dalla quotidianità, e cioè, nella routine della scuola, ovvero sia dalle merende senza imballaggi. “Abbiamo raccolto i rifiuti di una settimana e constatato quanti rifiuti in meno si potevano produrre la settimana successiva se avessero portato merende senza imballaggi. Ora proporremo alle famiglie di dare ai bimbi la merenda senza imballaggi almeno una volta alla settimana”.

 

Mit einfachen Mitteln die Umwelt schonen - Zeichnung eines Grundschülers aus San Lugano

I bambini hanno partecipato ad un laboratorio al Muse di Trento e hanno ricevuto la visita del sindaco Michael Epp, visto che il suo Comune, Trodena, ha ottenuto la certificazione di Comune Clima, il riconoscimento assegnato agli enti che fanno attenzione al consumo energetico, alla diffusione delle energie rinnovabili e alla protezione del clima. Il primo cittadino ha illustrato nel dettaglio i dati della quantità di rifiuti prodotti dagli abitanti di Trodena e spiegato dove questi vanno a finire. Gli alunni più grandi hanno parlato anche di inquinamento dei mari e dell’aria, provando anche con un esperimento a misurare il grado di purezza dell’aria del paese. ”Il processo è stato faticoso, ma i bambini si sono mostrati entusiasti e la loro consapevolezza è molto aumentata”, dicono Marzia ed Alessia.

“Io ho capito che nel nostro piccolo possiamo fare tanto per l’ambiente”, dice uno di loro e tutti a fare sì con la testa. “A me la cosa che mi è piaciuta di più è riciclare”, dice un altro. “A me fare gli strumenti musicali con gli oggetti che andrebbero buttati”. “La mia mamma ora sta più attenta quando va a fare la spesa a prendere le cose sfuse. Prendiamo solo l’insalata in un sacchetto di plastica perché quell’insalata mi piace tanto”.  “Mia mamma usa sempre la borsa di stoffa che abbiamo fatto per la festa della mamma”. “Mia mamma non la trova più, ma ne ha altre 15”.

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