Rete sociale
All'insegna della ricerca dell'equità sociale, la Provincia investe nel settore circa il 10 per cento del totale del bilancio
Mentre la Giunta provinciale studiava l’applicazione in Alto Adige del reddito di cittadinanza statale con decorrenza dal 1 aprile 2019, all’inizio dell’anno il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) ha reso nota un’analisi dalla quale si evince come le misure messe in campo dall’Italia per combattere la povertà siano state adottate troppo tardi. A fronte di una media europea di risorse dedicate a combattere la povertà pari all’1,8% del PIL, l’Italia si ferma allo 0,77%. Ma in Alto Adige la situazione è diversa. Grazie alla competenza primaria in materia legislativa, che riconosce allo Statuto di autonomia la primazia normativa sulle politiche sociali, la Provincia di Bolzano ha messo in piedi un sistema di tutele di base sul modello austriaco. Dal rapporto ISTAT pubblicato all’inizio dell’anno si evince che, con una spesa pari a 517 euro per abitante nel 2016, l’Alto Adige si attesta nettamente al di sopra della media italiana, ferma a 116 euro. Il dato della Regione Calabria, fanalino di coda della classifica nazionale, parla di 22 euro pro capite erogati dai Comuni per i servizi sociali. Circa un decimo del bilancio provinciale è dedicato a finanziare iniziative pensate per le fasce più deboli della popolazione: l’assegno di cura per gli anziani, il reddito minimo di inserimento, i contributi per l’affitto o le prestazioni per persone con disabilità fisica o mentale.
Nel 2018 la Provincia ha finanziato iniziative di questo tipo per complessivi 500 milioni di euro, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente. In questo modo si è confermato il trend in crescita per la spesa sociale. La ragione principale di questo incremento è l’incremento delle spese nel settore della cura, mentre gli esborsi per il reddito minimo di inserimento o i contributi per l’affitto – anche a fronte di buoni livelli di occupazione – sono rimaste costanti negli ultimi anni o sono addirittura calate. Lo scorso anno sono stati erogati 223 milioni di euro – quasi dieci in più dell’anno precedente, vale a dire quasi la metà del budget complessivo destinato al sociale – a quasi 15.000 persone in forma di assegno di cura. Circa il 3% die 530.000 cittadini altoatesini beneficia di questo sostegno economico. Accanto all’assegno di cura, che in forma di erogazione diretta consente alle famiglie di prendersi cura dei componenti più bisognosi, la Provincia offre anche una serie di servizi per gli anziani: lo scorso anno sono state oltre 5.500 le persone che hanno beneficiato di più di 300.000 ore di assistenza domestica. A fine 2018 erano complessivamente 4.500 i posti a disposizione nelle case di riposo. Come l’anno precedente, anche nel 2018 sono stati un centinaio i nuovi posti creati. A fronte del cambiamento sociale e demografico che sta interessando la popolazione, obiettivo primario della Giunta è quello di “assicurare servizi e prestazioni nel settore del sociale, ponendo le basi per il loro finanziamento anche a lungo termine e al contempo per il loro sviluppo futuro e per rendere l’offerta sempre più rispondente alle esigenze della popolazione” aveva detto il presidente Kompatscher in occasione della relazione al bilancio 2018. Per questo la Provincia cerca con diverse strategie di sostenere l’assistenza domestica favorendo la permanenza prolungata in casa propria grazie al lavoro a domicilio di personale qualificato. Per rendere possibile anche per il futuro il finanziamento di tali iniziative la Provincia prevede un incremento delle uscite per i prossimi anni. Le ragioni di questa tendenza sono l’elevata e crescente aspettativa di vita della popolazione e il pensionamento nei prossimi dieci o vent’anni delle generazioni dei baby boomers. Se oggi le persone fra i 60 e i 70 anni residenti in provincia sono 100.000, secondo le proiezioni dell’Istituto provinciale di statistica Astat nel 2030 saranno un terzo in più, arrivando a quota 150.000. Sempre più persone hanno bisogno di un assegno di cura, il numero di persone o di famiglie che percepiscono un sostegno di tipo sociale è calato lievemente dal 2013. Queste prestazioni rispecchiano lo sviluppo economico: durante la crisi che dal 2008 al 2011 ha visto alcune aziende altoatesine chiudere i battenti con la perdita di numerosi posti di lavoro la spesa pubblica in tema di sociale era aumentata, mentre negli ultimi tre anni gli esborsi sono nuovamente diminuiti.
Nel 2018 erano 3.300 i nuclei familiari che percepivano il reddito minimo di inserimento per poter far fronte alle proprie esigenze di base come acquistare gli alimenti, i vestiti, i beni per l’igiene personale o i medicinali. Nel 2019 una persona singola può incassare fino a 600 euro, una famiglia di quattro persone fino a 1.100 euro. L’anno scorso la Provincia ha sborsato 8 milioni di euro per queste prestazioni sociali. Anche nel settore della casa di abitazione le fasce deboli della popolazione possono contare su un sostegno pubblico, grazie ai contributi per l’affitto o per le spese accessorie che nel 2018 hanno pesato sul bilancio pubblico per 41 milioni di euro a vantaggio di 13.500 nuclei familiari. Il contributo per l’affitto e il reddito minimo di inserimento viene percepito sia da cittadini UE che da cittadini non UE, in proporzione rispettivamente del 36% e del 43% per quanto riguarda il contributo per l’affitto. Anche i cittadini di Paesi non UE, se in possesso di un permesso di soggiorno CE per lungo soggiornanti e se sono residenti e dimoranti ininterrottamente da cinque anni in provincia di Bolzano, percepiscono l’assegno di cura ma il numero dei percettori è molto ridotto. Sono i distretti sanitari e i Servizi sociali dei Comuni a ricevere le richieste e a pagare i contributi concessi. Per il finanziamento dei servizi sociali nelle Comunità comprensoriali e nei Comuni la Provincia sborsa ogni anno 115 milioni di euro, cui si sommano altri 28 milioni per il finanziamento di altre prestazioni sociali da parte della Provincia. Un altro capitolo importante sono gli investimenti nelle infrastrutture a servizio del sociale. Negli ultimi decenni la Provincia è riuscita a costituire una fitta rete fatta di strutture di cura, laboratori, comunità abitative e luoghi di lavoro che attualmente nel settore della disabilità fisica offrono 1.467 posti (427 stazionari e 1.040 parzialmente stazionari), nel settore della disabilità psichica 322 (di cui 222 parzialmente stazionari) e 79 nel settore dipendenze (di cui 62 parzialmente stazionari). Per garantire il funzionamento di queste realtà lavorano oltre mille persone (complessivamente pari a 996,5 occupati a tempo pieno). Complessivamente il numero di persone che lavorano nel settore dei servizi sociali è aumentato. E la necessità di personale cresce soprattutto nel settore della cura agli anziani, dove lavora quasi il 60% del personale dei servizi sociali. Nel 2018 erano impiegate in questo settore complessivamente 8.453 persone (pari a 6.730 impiegati a tempo pieno), oltre l’85% di loro erano donne. A questi si sommano altri 4.300 volontari e 2.000 stagisti e praticanti. Un ulteriore capitolo di rilevanza sociale è rappresentato dal sostegno offerto dalla Provincia alle politiche per la famiglia. Rispetto alle realtà dell’Europa centrale e del nord l’Alto Adige fatica a reggere il confronto, ma in rapporto al contesto nazionale la provincia ha un ruolo di spicco. I fondi destinati alle politiche per la famiglia sono aumentati e nel 2018 ammontavano a 134 milioni di euro. Il 60% di queste risorse vengono percepite direttamente dalle famiglie stesse sulla base del reddito dichiarato.
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