#4 Sostenibilità
Lo spinoff universitario HBI recupera dai rifiuti materie prime da riutilizzare nell'industria chimica e come concimi in agricoltura. Ma l'obiettivo è ancora più grande: un'etichetta che racchiuda l'impronta ambientale di tutti i prodotti che acquistiamo.

Economia circolare è la parola d’ordine di HBI, la startup del NOI Techpark nata per recuperare risorse da quello che comunemente viene considerato un rifiuto. L’idea alla base è semplice: i nostri rifiuti organici e le nostre acque reflue contengono micro e macronutrienti, così come molecole ad alto valore aggiunto per l’industria, dei quali il nostro corpo si sbarazza ma che sono nuovamente isolabili e riutilizzabili. Parliamo soprattutto dei fanghi di depurazione e dei residui dell’industria agroalimentare. I primi derivano appunto dalla depurazione delle acque reflue e da essi è possibile ricavare materiali rinnovabili come ad esempio il fosforo (che altrimenti deve essere estratto dalle miniere) o acidi organici come quello acetico, utilizzabile nell’industria chimica, e l’acido lattico, riutilizzabile per produrre la plastica biodegradabile (PLA). Dai residui agroindustriali così come dal digestato, un residuo proveniente dagli impianti di produzione di biogas, si possono ricavare invece materiali e sostanze utilizzabili come fertilizzanti per il suolo o per l’agricoltura idroponica. L’iniziativa imprenditoriale di HBI e la tecnologia innovativa su cui si basa hanno già ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali: in Cina HBI si è classificata al primo posto fra 60 startup nell’ambito di una competition bandita dal ministero dello sviluppo economico cinese. Nata nel 2016 dall’incontro di un ingegnere e un business angel, nel corso del 2017 la startup è stata incubata al NOI Techpark. “L’incontro di imprese, università e startup reso possibile dal NOI è stato determinante per lo sviluppo della nostra attività” spiega Daniele Basso, CEO di HBI. Nel 2018 la startup ha infatti avviato una collaborazione con la Libera Università di Bolzano dando vita a un’associazione temporanea di scopo (ATS) nell’ambito del progetto europeo FESR “HB Ponics”. Il finanziamento complessivo – sostenuto anche dalla Provincia – di 434.200 euro servirà proprio a industrializzare il processo ideato da HBI e testarlo utilizzando il digestato come materia prima. Il progetto, della durata triennale, prevede attività di ricerca e sviluppo condotte insieme al team di Unibz che porteranno alla realizzazione di un prototipo da installare proprio al NOI.

HBI

Il modello di bioraffineria sviluppato da HBI è destinato da un lato alle piccole imprese agroalimentari, che in questo modo potrebbero trattare e recuperare direttamente i propri scarti di lavorazione dei prodotti, dall’altro alle grandi imprese e ai depuratori che potrebbero utilizzare questa tecnologia per produrre materiali recuperabili poi in agricoltura e, contestualmente, risolvere il sempre più crescente problema dello smaltimento o valorizzazione dei fanghi di depurazione. Ma non basta. Perché HBI vuole intervenire anche sulla consapevolezza dei cittadini. È nata così HBI Consulting, una società di consulenza che intende “promuovere l’uso delle tecnologie innovative per l’implementazione dell’economia circolare nei processi quotidiani nell’ambito dei tre pilastri fondamentali della sostenibilità: ambientale, economica e sociale” spiega Basso. Consulenza alle imprese per migliorare il proprio livello di sostenibilità, quantificazione dell’impatto ambientale dell’attività produttiva di un’impresa o di un prodotto, studio e analisi di possibili misure migliorative della sostenibilità complessiva, ristrutturazione della value chain e, in alcuni casi, fornitura di temporary manager per la sostenibilità aziendale sono alcuni dei servizi offerti dalla società di Basso. Inoltre Basso ha un altro obiettivo: “Misurare quella che viene chiamata “sustainability beyond the company gates” ossia la sostenibilità al di fuori dei cancelli della fabbrica. A cosa mi serve produrre e certificare un prodotto come sostenibile, se poi devo spedirlo a un cliente che sta a centinaia di chilometri di distanza?” è lo stimolo di Basso. “Infine”, spiega ancora Basso, “a dicembre uscirà il nostro primo libro intitolato The Green Papers, in cui abbiamo raccolto sotto forma di articoli brevi, degli approfondimenti sulle tematiche della sostenibilità e dell’economia circolare. Questo il nostro contributo alla divulgazione e diffusione della consapevolezza su queste tematiche”.

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