A CACCIA DEL VIRUS NEI DEPURATORI
Avviato uno studio scientifico per monitorare l’evoluzione della pandemia per mezzo delle tracce di Coronavirus nelle acque reflue. Dati utilizzati per individuare eventuali hotspot.
Uno studio scientifico è stato avviato dall’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima, in collaborazione con l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige per cercare il materiale genetico del Coronavirus all’interno delle acque reflue. I campioni vengono prelevati presso i maggiori impianti di depurazione. L’andamento dei dati raccolti serve a monitorare il possibile innalzamento dei casi d’infezione da SARS-CoV-2 fra la popolazione.
Si monitorano le acque reflue
L’incarico era stato affidato dalla Giunta provinciale in seguito all’emergenza causata dalla prima fase della pandemia di COVID19. “Il Laboratorio biologico ha avviato un programma di monitoraggio delle acque reflue urbane in ingresso nei 9 maggiori depuratori dei complessivi 50 presenti sul territorio provinciale per la ricerca dell’agente eziologico della malattia, il virus SARS- CoV-2”, spiega Alberta Stenico, direttrice del Laboratorio biologico. Lo studio si basa sul fatto, già consolidato nel mondo scientifico, che il virus è rilasciato nelle feci dei pazienti e dei soggetti asintomatici o paucisintomatici. “Di fatto viene rilevato il quadro più completo possibile”, fa presente Stenico.
Tracce di virus in ogni campione
La ricerca del virus in campioni ambientali è eseguita con tecniche di biologia molecolare per rilevare la presenza, in particolare, di alcune sequenze geniche dell’RNA di proteine specifiche del Coronavirus SARS-CoV2. “In ogni campione di circa 50 ml di liquido, più o meno l’equivalente di un bicchierino, si riesce così ad estrarre tracce di RNA del Coronavirus, individuandole tra il materiale genetico appartenente a miliardi di batteri e di altri microorganismi”, spiega Stenico. L’aumento o la diminuzione dell’intensità del segnale, o la sua assenza, nella cronistoria dei campioni in un determinato impianto è indice indiretto di una maggiore o minore diffusione del virus in circolazione tra la popolazione. I rilevamenti sono iniziati nel maggio 2020. Grazie all’indagine, benché sia ancora nella fase iniziale, e avvalendosi dei dati disponibili, è possibile riconoscere un trend generale per bacini di utenza riferiti ai singoli depuratori. Le analisi dei campioni dei nove depuratori fanno emergere un’evidente correlazione tra questi dati e il numero di persone positive. “Dal mese di novembre 2020 in tutti i campioni si rilevano tracce del virus SARS-CoV2, anche se a diverse concentrazioni”, afferma Alberta Stenico.
Monitoraggio a supporto delle decisioni
Il monitoraggio del virus come potenziale indicatore di nuovi episodi epidemici e la sua rilevazione nei reflui urbani non trattati per l’Azienda sanitaria e per i responsabili della sanità costituisce un valido strumento previsionale a supporto delle strategie e politiche di contenimento e di cura e delle decisioni per la salute pubblica. Riconosciuta l’importanza di queste analisi l’Azienda sanitaria punterebbe a far aumentare il numero di depuratori presi in esame al fine di raggiungere il 90 % di popolazione altoatesina monitorato. Per ora, infatti, è monitorato il 70%. Inoltre, si vorrebbe affinare i dati del grande depuratore di Bolzano andando ad individuare il dettaglio sulle acque reflue conferite dai singoli comuni. In questo caso il campionamento dovrebbe avvenire sui singoli collettori.
Altro obiettivo al quale si punta è quello di poter aumentare a breve il numero di campioni per identificare il comune coinvolto in un eventuale “hot spot” epidemico. Attualmente si stanno coinvolgendo esperti di biostatistica per sfruttare al meglio i metodi statistici a disposizione per ottenere un quadro più preciso dell’andamento. “Si registrano trend variabili di settimana in settimana; in alcuni depuratori l’andamento sembra essersi stabilizzato, in altri figura in aumento”, fa presente Stenico.
Monitorato finora il 70% della popolazione
Tra i 50 depuratori esistenti in Alto Adige, l’Ufficio tutela acque ha individuato i 9 impianti da monitorare che maggiormente rappresentano il territorio provinciale. In tal modo, al momento, è possibile tenere sotto controllo la diffusione del virus per circa il 70% dei cittadini ed avere un campione rappresentativo per valutare la presenza del virus nella popolazione esaminata sulla base della presenza del materiale genetico del SARS-CoV-2 nelle acque reflue. Gli impianti di depurazione sono quelli di Bolzano, Termeno, Pontives, Merano, Media Venosta, Bressanone, Alta val d’Isarco, Tobl a San Lorenzo di Sebato e Wasserfeld I a Monguelfo-Tesido. I gestori dei depuratori prelevano il campione due volte la settimana, il giovedì, rappresentativo di una giornata lavorativa, e il lunedì con riferimento all’andamento del fine settimana. Per Bolzano è significativo il giorno lavorativo in quanto influisce anche la presenza dei numerosi pendolari, mentre per i centri urbani periferici, il fine settimana, con la presenza degli ospiti nelle seconde case e nelle strutture ricettive. Il Laboratorio biologico alla fine del processo analitico comunica settimanalmente all’Azienda Sanitaria i risultati dell’analisi.
Delle persone infette, 7 su 10 espellono tracce di virus
L’ipotesi scientifica sulla quale si basa lo studio sperimentale è che il 70% delle persone infette, sia sintomatiche che asintomatiche, ovvero 7 persone su 10, espellono tracce del Coronavirus tramite l’intestino. Tali residui finiscono negli scarichi e quindi nelle acque reflue degli impianti di depurazione. “Prima di avviare lo studio abbiamo individuato il protocollo per i test e messo a punto la metodica analitica”, spiega Elisa Poznanski, biologa del Laboratorio biologico. “Già a inizio primavera 2020 ci siamo confrontati e accordati con gli esperti dell’Istituto superiore di sanità, la massima autorità nel settore sanitario a livello nazionale, per affinare la metodica”, precisa. All’interno dell’Istituto superiore di sanità vi è un gruppo di lavoro che sta lavorando a un progetto che interessa tutto il territorio nazionale. Vi sono stati scambi in merito alla metodica da adottare anche con le autorità sanitarie dell’Austria. “Uno scambio programmato continuo è in atto con l’Università di Innsbruck che sta compiendo un monitoraggio analogo al nostro”, fa presente Stenico.
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